33di Corrado L’Andolina, pubblicato su La Piazza, dicembre 2008
Un artista che ama la tradizione musicale locale
Rainer Maria Rilke così descrive la tarantella: “E’ come se fosse stata inventata da ninfe e satiri; antica e riscoperta è risorta, colma di atavici ricordi. Astuzia, selvatichezza, ebrietà: uomini che han zoccoli di caproni e fanciulle del dorteggio di Artemide”. Sulla tradizione musicale del Sud esistono molti studi. Ma c’è un elemento che è spesso trascurato: la funzione della bottega artigianale. Essa per tanti secoli ha rappresentato un solido punto di riferimento. Da un lato, infatti, garantiva la perpetua riproduzione degli strumenti tradizionali, dall’altro, assicurava ai musicisti un sicuro punto d’incontro. In Calabria esistono alcuni storici costruttori, quali De Bonis (chitarra battente), Domenico Cutullè e Pasquale De Masi (zampogna). Anche la provincia di Vibo Valentia annovera figure di primo livello. Uno di questi è Reginaldo D’Agostino, da Spilinga, costruttore di lire. Un altro, Michele Tassone da Serra San Bruno realizzatore delle zampogne a chiave e di pipite. Suo allievo è Pasquale Lorenzo, da Parghelia, maestro di clarinetto al Conservatorio di Vibo Valentia e appassionato cultore della musica etnica. La sua sconfinata passione lo ha portato a realizzare un vero e proprio laboratorio finalizzato alla realizzazione degli strumenti tipici della tradizione musicale calabrese: pipite e zampogne. I legni usati sono quelli del circondario: paduk, ebano, ulivo, erica, gelso bianco e nero, albicocco, mandorlo, pero. “Alberi -spiega Pasquale Lorenzo- dalla fibra resistente e con una sonorità consistente, pastosa, armoniosa”. Gli strumenti musicali che vengono fuori dalle sue mani sono dei veri e propri capolavori che rasentano la perfezione. Di norma, chi svolge tale attività è geloso della sua sapienza. Pasquale Lorenzo, invece, fa della disponibilità una sorta di comandamento. Ripara gli strumenti di molti musicisti calabresi, fornisce spiegazioni e suggerimenti ai suoi colleghi più giovani e si relaziona con il pubblico con semplicità e naturalezza. “La mia passione per tutto ciò che ruota intorno alla musica popolare calabrese -afferma il maestro- nasce dal rispetto verso le tradizioni locali. C’è una miniera di sapienza che rischia di scomparire, io offro il mio contributo perché ciò non accada”. Ma da dove nasce questa passione ? L’artista di Parghelia risponde: “Da sempre sono un amante della presepistica. I presepi mi ricordano l’infanzia, le pastorali natalizie con l’inconfondibile suono delle zampogne. Il mio amore ha origine da quei suoni che se entrano nel cuore ti accompagnano per sempre”. Il fenomeno della musica etnica viaggia su un binario a due velocità. Da un lato aumenta, specie nei giovani, la passione per l’aspetto coreutico. Dall’altro, non si registrano iniziative pubbliche importanti tese a promuovere la didattica o le tecniche di realizzazione degli strumenti tipici della cultura musicale etnica calabrese. Pasquale Lorenzo è umile, discreto, opera con abilità e maestria. Le sue pipite sono dei piccoli gioielli dell’artigianato. Qualcuno lo considera, nonostante la giovane età e non a torto, un monumento vivente alla tecnica realizzativa degli strumenti musicali indigeni. Nella fascia costiera vibonese è l’unico rappresentante di un mondo ormai estinto. Pasquale Lorenzo, inoltre, è un musicista dotato di tecnica sopraffina. Le note prodotte dalla sua “zampogna a chiave” ad esempio, hanno una capacità calamitante; si ha la sensazione di trovarsi di fronte a una vera e propria orchestra. Piccoli squarci di una provincia che avrebbe molto da offrire e insegnare alla cosiddetta modernità.